Curiosità...



 

Cos'é la meditazione?

'La meditazione è l’arte di entrare in collegamento con uno stato superiore dell’essere.' (M.P. Pandit)


I tre falsi miti:


1. La meditazione è qualcosa di difficilissimo?

Per alcune persone può sembrare difficile avere una minima capacità di gestione dei propri pensieri, altri hanno problemi d’attenzione, altri sono ‘irrequieti di natura’. Come spesso accade la cosa più difficile è iniziare, e più si medita più diventa accessibile e a lungo andare indispensabile perché diventa un piacere dell’anima e uno strumento di apertura della coscienza.

La ricetta per superare le difficoltà è trovare la giusta motivazione interiore.

Il Buddha sosteneva che tutti siamo alla ricerca della felicità, questo ci accomuna come esseri coscienti di Sé, e una persona che riesce a gestire la propria mente è un essere umano efficiente che può sfruttare al meglio le sue qualità e i suoi punti di forza e così fare un passo verso la felicità.

2. La meditazione è qualcosa di noioso?
La noia è il castigo dell’anima per non riuscire a entrare con l’attenzione in profondità. In altre parole: la noia è una sensazione di disagio, un senso di ‘vuoto’ dovuto alla mancanza di stimoli. Immaginiamo che il nostro corpo sia una macchina che può captare dei segnali come una radio. Questi segnali si dividono in: grossolani, normali, sottili. La nostra macchina può captare tutti i tre tipi di segnale ma dobbiamo calibrarla sulla frequenza giusta. Le persone comuni percepiscono i segnali grossolani e una ristretta gamma dei segnali normali. Possiamo rendere la nostra macchina-corpo molto più sofisticata se riusciamo a superare la barriera della noia attraverso l’attenzione e raffinare il segnale per percepire un mondo molto più completo. Questo si potrebbe tradurre come ampliare i propri orizzonti, vivere in un mondo più ricco, reale ed autentico!

3. Meditare significa riflettere su qualcosa o vagare con la mente?

Meditare ha un significato ampio: diverse culture e popoli hanno creato molte tecniche diversificate. La tendenza comune nella meditazione è di sviluppare attenzione e padronanza mentale, quindi il pensiero può essere utilizzato nella meditazione con l’obbiettivo di dominare la mente. Alcune delle tecniche Buddhiste Tibetane, focalizzano la mente su un oggetto o obbiettivo (che può essere anche un emozione come per esempio la felicità), in tal caso il pensiero viene utilizzato in modo non dispersivo. Ciò non toglie che in molte meditazioni si ricerca l’assenza del pensiero stesso. Quindi meditare e riflettere non sono sinonimi. Vagare con la mente e meditare invece non sono sinonimi ma addirittura contrari!


Perché una persona dovrebbe essere interessata alla meditazione?

Meditare è benefico in molti campi, sviluppa l’attenzione, la concentrazione negli sport. Da alcuni dottori viene consigliato alle persone che soffrono di: pressione alta, menopausa, attacchi di cuore, ansia, depressione ed attacchi di panico. In alcuni ospedali hanno testato che la meditazione aumenta la gestione del dolore nei malati di cancro. Una moltitudine di test dimostrano quanto sia efficace e benefico meditare per il proprio benessere.

Nella mia esperienza posso dire che meditare ti cambia e ti rende una persona migliore, perché è uno strumento che permette all’essere umano comune di evolvere verso la gioia. Cambia il modo di pensare, crea chiarezza interiore, aumenta la capacità di rilassamento e di gestione delle emozioni, sviluppa l’osservazione equanime di Sé e nei periodi bui ti permette di ritrovare l’equilibrio. Il mondo diventa il laboratorio e tu l’esperimento. Per capire realmente cos’è, bisogna farne esperienza con una certa costanza. Quando si vuole migliorare la propria prestazione fisica bisogna allenarsi, per essere padroni della propria mente bisogna allenarsi con la stessa costanza, se si vogliono avere dei risultati tangibili.

Si nasce e si cresce attraverso una spontanea curiosità, permetti che questo continui, permetti alla tua curiosità di risorgere e spingerti oltre il mondo conosciuto. Questa curiosità è pura energia, una fonte vitale inesauribile e accessibile!

 



MEDITARE FA BENE LO DICE ANCHE LA SCIENZA


La meditazione ha effetti benefici su mente e corpo. La copertina del numero di Novembre

della più prestigiosa rivista di divulgazione scientifica, Scientific American, dedicato all’argomento, rappresenta l’ennesimo importantissimo passo nel processo di avvicinamento tra una disciplina millenaria come la meditazione e parte della comunità scientifica contemporanea.

Quindici anni di ricerche con persone che praticano le varie forme di meditazione hanno infatti dimostrato non soltanto che questa attività modifica funzione e struttura del cervello. Ma stanno cominciando a evidenziare che le pratiche contemplative possono avere un effetto sostanziale anche sui processi biologici critici per la salute fisica.

Questa scoperta – si legge nell’articolo – si affianca ai recenti sviluppi delle neuroscienze secondo i quali il cervello di un essere umano adulto può subire profondi cambiamenti grazie alle esperienze. Un processo simile sembra verificarsi quando meditiamo. Il cervello dei meditatori di lunga data può mostrare le seguenti modifiche: l’insula e la corteccia prefrontale – nello specifico le aree 9 e 10 di Broadmann, deputate al coordinamento di memoria e azioni complesse – mostrano un volume aumentato, probabilmente a causa del rafforzamento delle connessioni neurali implicate. Mentre l’amigdala, regione coinvolta nell’elaborazione di emozioni legate alla paura, risulta di spessore diminuito.

La “mindfulness”, una delle tre forme di meditazione analizzate dagli autori (tra loro c’è anche un monaco buddista), si sta diffondendo molto negli ultimi anni. Negli Usa, dove già da un paio d’anni si parla di mindful revolution, è utilizzata nelle scuole, nelle aziende a rischio stress lavoro-correlato e nelle vite dei singoli individui alla ricerca di un antidoto ai ritmi frenetici della vita quotidiana.

Questa disciplina richiede al soggetto di prestare attenzione alle sensazioni, positive o negative, che provengono dall’esterno e dall’interno del proprio corpo con l’obiettivo di raggiungere uno stato di ‘consapevolezza non reattiva’: riuscire cioè a percepire e accogliere tutto ciò che avviene nel momento presente, senza attivare giudizio o reazioni “col pilota automatico”. Primo risultato: interruzione del chiacchiericcio interiore che normalmente affolla i nostri pensieri. Se eseguita con costanza, questa pratica porterà a una maggiore capacità di gestire il dolore cronico, riduzione dei sintomi di ansia e depressione, calo sensibile della cosiddetta “ruminazione” (l’abitudine a pensare e ripensare allo stesso problema in continuazione nel tentativo di trovare una soluzione).

Gli psicologi clinici John Teasdale (Università di Cambridge) e Zinden Segal (Univ. di Toronto) nel 2000 hanno sottoposto pazienti con almeno tre episodi pregressi di depressione a sei mesi di mindfulness associata a terapia cognitiva, riducendo del 40% il rischio di ricadute nell’anno successivo, rispetto al gruppo di controllo. La pratica contemplativa fornisce quindi una sorta di protezione dalla eventualità di nuovi episodi depressivi.

Ma non finisce qui: gli studi hanno dimostrato che la meditazione aumenta anche la nostra capacità di “controllare” le risposte fisiologiche di base, come le infiammazioni e i livelli di ormone dello stress nel sangue. Dati che forniscono una prima ma potente spiegazione agli effetti benefici prodotti dalla meditazione sullo stato generale di salute degli individui.

In questi 15 anni le tre forme più diffuse di esperienza contemplativa sono state analizzate con le più recenti tecniche di brain imaging: durante l’esecuzione di ciascuna di esse si attivano diverse aree del cervello.

1. Focused attention: in questa pratica la concentrazione è diretta al ciclo del respiro. Anche ai più esperti può capitare di ritrovarsi con la mente altrove (mind wandering) e a dover riportare l’attenzione su inspirazione ed espirazione. Questo fenomeno è stato mappato in tutti i suoi passaggi: distrazione (corteccia cingolata posteriore); consapevolezza dello stato di distrazione (insula anteriore e corteccia cingolata anteriore); riorientamento della consapevolezza (corteccia prefrontale dorsolaterale e lobo parietale inferiore); mantenimento della concentrazione (corteccia prefrontale dorsolaterale).

2. Mindfulness: è caratterizzata da una diminuzione dell’attività neuronale nelle aree collegate all’ansia, come la corteccia insulare e l’amigdala.

3. Compassione e gentilezza amorevole: in questo caso il soggetto coltiva sentimenti di benevolenza verso gli altri, amici o nemici che siano. La regione del cervello che si infiamma quando cerchiamo di metterci nei panni dell’altro è la giunzione temporoparietale.

In conclusione, seppure con le dovute cautele, si può dire che la ricerca sulla meditazione fornisce nuovi spunti sui metodi di ‘training mentale’ che possono migliorare la salute e aumentare il benessere degli esseri umani. Anche se, avvertono gli autori, si rendono necessarie ulteriori ricerche: per approfondire le scoperte già acquisite, per conoscere eventuali effetti negativi della meditazione, per scoprire qual è la durata ideale della sessione di ciascuna pratica e come adattarla alle specifiche esigenze di ciascuno di noi.

di Paola Porciello | 7 novembre 2014

Fonte del documento:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/07/meditar... 

 

Provocazione sulla libertà

Quanti parlano di libertà, pace e gioia come se fosse una cosa difficile e inaccessibile.

Ma...solo i monaci o chi medita o prega tutti i giorni potrà raggiungere la beatitudine, cos’è solo loro hanno un'anima spirituale tu no?… ma che stupidata è mai questa!

Lo stato meditativo è qualcosa che è spontaneo come mangiare, dormire o respirare.

Certo hai un corpo e lo nutri, lo rendi forte magari fai anche sport,

Hai un cervello e gli dai ossigeno, impari tante cose, e continui a dargli imput,

Ma realmente pensate che non ci sia altro, nel 2016, con le nostre capacità di percezione non vi vengono per caso dubbi al riguardo?

Certo il nutrimento per il nostro spirito non è solo la meditazione, ce ne sono mille di modi: pregare, ascoltare il respiro, stare nel presente, amare, fare l’amore, la danza, la creazione artistica…

E inutile cercare di avere un corpo perfetto e di essere brillanti se lo spirito non c’è, è come godere a metà di ciò che hai, non ha senso!

Osservandoci ci possiamo rendere conto di dove siamo rispetto a noi stessi.

Quanto siamo felici da 1 a 100? 

Magari la mente potrebbe partire con l’elenco delle cose che abbiamo fatto, quelle che non abbiamo fatto fin ora, il nostro conto in banca, le nostre esperienze amorose, ecc.. certo questo può essere influente sulla nostra felicità passeggera ma cerchiamo di osservare più a fondo, qualcosa di variabile ma permanente, ci sentiamo pieni (dentro e fuori) di cose che ci piacciono o burattini di fronte a un mondo ostile?

Per chi volesse provare a fare qualcosa per “cibare” il proprio spirito la cosa più semplice ed efficace è:


L' ASCOLTO DEL RESPIRO

  • Trovate ogni giorno un momento per ascoltare il vostro respiro.

  • Il posto dovrebbe essere possibilmente solitario, comodo e tranquillo. Quando sarete più esperti potrete farlo anche mentre siete in coda da qualche parte, come alla posta o dal medico.

  • Possibilmente con la colonna vertebrale dritta, questo per facilitare l’attenzione e lo scorrimento dell’energia.

  • Puoi iniziare con due minuti e poi quando ti va prolungare la pratica.

  • La mente all’inizio, tenderà a saltare da un pensiero all’altro come una scimmietta (la mente) che salta da un albero all’altro per mangiarsi le banane (pensieri), in questo non c’è niente di male dal suo punto di vista (dal punto di vista della mente), ma partendo dal presupposto che non sei un cervello con le gambe il tuo punto di vista dovrebbe iniziare ad essere diverso.

  • Osservare come agisce la mente è estremamente utile. Osservare non vuol dire giudicare, la cosa è molto semplice: il giudizio è un pensiero quindi viene dalla mente, osservare è osservare e basta! Se si giudica il fatto che la mente continua a scappare, si osserva in maniera imparziale che la mente tendenzialmente scappa, TU NON SEI I TUOI PENSIERI se loro ti influenzano osservali e imparerai a DISIDENTIFICARTI.

  • Se dopo un po’ sorge il classico pensiero CHE NOIA be chi prova noia la scimmietta (la mente) o tu? Quindi chi comanda?

E vi ricordo che non voglio contestare il valore della mente, fa un gran lavoro, ma è uno strumento e come tale deve essere usato e non usarci perché non lo sappiamo gestire.

 

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